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Vendemmia 2016, enologi soddisfatti

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Claudio Mésoniat / Keystone
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Un settembre caldo e asciutto ha permesso una buona maturazione delle uve Merlot, soprattutto nel Sopraceneri e per chi ha accettato di ridurre la quantità in vigna.

Si può tentare un bilancio della vendemmia 2016? Proviamoci, visto che anche i più arditi nel procrastinare la raccolta -qualcuno vendemmiava Merlot ancora settimana scorsa- hanno ormai portato le ultime uve in cantina. «Questa è una delle pochissime vendemmie (e sono alla mia 28esima) che si è svolta senza pioggia», ci dice sollevata Fabiana Matasci, enologa di una Cantina che raccoglie le uve di circa 700 viticoltori, prevalentemente nel Sopraceneri ma anche nel Mendrisiotto. «Il bel tempo vuol dire molto», continua Matasci, «intanto perché un paio di giorni piovosi possono avere un’incidenza negativa sull’uva, ma soprattutto perché i viticoltori hanno potuto raccogliere con calma senza l’assillo della pioggia incombente che genera fretta e nervosismo. Inoltre, per le uve dei nostri crus abbiamo potuto aspettare il momento di maturazione ottimale».

Benedetto settembre

«Dopo due anni duri», conferma Sergio Scalmanini, il nuovo direttore della Cantina di Giubiasco, alla quale conferiscono soprattutto viticoltori del Bellinzonese , «finalmente un anno tranquillo. Siamo soddisfatti, le gradazioni sono buone, in media sopra gli 85 gradi Oechsle, con punte sopra i 90. E i nostri viticoltori sono soddisfatti anche per la notevole quantità vendemmiata, circa il 20% in più dell’anno scorso». Ma, come si sa, la qualità è spesso inversamente proporzionale alla qualità. «Certo», riconosce l’enologa Matasci, «e quest’anno è stato premiato in particolare chi ha regolato il quantitativo di uva. Ancora a fine agosto c’era un ritardo di maturazione piuttosto importante ed è stato il tempo piuttosto eccezionale di settembre ad aver dato una bella spinta che però ha “salvato” solo i vigneti non troppo carichi». 

La Suzuki è rimasta al palo

Anche il suo collega Scalmanini ricorda come a fine agosto serpeggiasse il panico tra i viticoltori, e non solo per il ritardo di maturazione dell’uva e i problemi di colatura dovuti a un mese di giugno poco favorevole alla fioritura. «C’è stato anche l’allarme Suzuki», la terribile drosofila che aveva funestato i vigneti nel 2014; «in agosto gli esperti cantonali avevano rilevato voli e catture del malefico insetto piuttosto importanti e tra i coltivatori si era diffusa una comprensibile ansia». Poi, un settembre d’oro («in fondo lo sappiamo da tempo: decisivo per la maturazione è settembre», chiosa Scalmanini). Cionondimeno la paura ha fatto novanta e qualche viticoltore ha forse vendemmiato un po’ precocemente, a scanso di rischi, ma perdendoci in gradazione zuccherina, unico criterio considerato, a livello cantonale, per la fissazione del prezzo dell’uva: insomma, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca…

Non ci sono solo i gradi

L’attesa del momento giusto per la vendemmia non riguarda solo la gradazione zuccherina. È importante anche per la maturazione fenolica, che aumenta la densità di tannini nelle bucce. Anche i viticoltori vinificatori ticinesi (una quarantina tra piccoli e medi, che fanno capo all’omonima Associazione) sono attenti a questo aspetto e in qualche caso, ci spiega il loro presidente Sacha Pelossi, praticano una doppia vendemmia, «la prima per le uve Merlot destinate alla vinificazione in bianco -che si colgono sugli 80°- e la seconda, più tardiva, per quelle vinificate in rosso». I suoi associati sono tutti soddisfatti della vendemmia 2016, ma Pelossi non ha dubbi: «Quest’anno il Sopraceneri è stato privilegiato, con gradazioni tendenzialmente più alte rispetto alle zone meridionali, quantunque qualche giorno fa abbiamo raccolto uve sui 90° anche nel Mendrisiotto». «Grande annata per il Sopraceneri», conferma l’enologo Luca Biffi, dell’azienda Tamborini. Con lui, alla sua seconda vendemmia in Ticino dopo 14 anni trascorsi nei vigneti e nelle cantine toscane, tentiamo un confronto tra i due territori vitivinicoli, scontato che tra i due vitigni principe, Sangiovese laggiù e Merlot qui da noi, vi siano grosse differenze e che il clima risenta ovviamente delle latitudini (con i nostri due laghi a mitigare gli sbalzi di temperature e a incrementare l’umidità). 

«Tenetevi stretti gli hobbisti»

Emergono un paio di osservazioni interessanti. La prima riguarda la collaborazione tra hobbisti e cantine: «Da voi i piccoli hobbisti sono ancora valorizzati e grazie al buon prezzo pagato per l’uva [quello medio si aggirerà tra i 4 e i 4,5 fr. il kg, ndr.] riescono a resistere, mentre in regioni come la Toscana, dove l’uva è pagata spesso meno di un euro al chilo, scompaiono a vista d’occhio. Sono preziosi, sia per le cantine che per la cura del territorio e la bellezza del paesaggio. Ma attenti al cambio generazionale». Spesso, infatti, i piccoli ronchi pregiati, ardui da coltivare, non vengono ripresi dai giovani (sembra che il concetto di tempo libero, oggi, non collimi più con una qualsiasi forma di fatica). Il secondo rilievo di Biffi, sorprendente, suona invece come un monito per la nostra politica agricola: «Mi sembra che in molte regioni italiane vi sia una maggiore attenzione al territorio e una migliore tutela delle zone vitate, soprattutto collinari, dichiarate al 100% come non edificabili». Riflettiamoci.