La Svizzera potrebbe situarsi tra i più grandi paesi produttori di vino del mondo
- Lunedì 12 Marzo 2018
La Wine Advocate di Robert Parker èuna delle pubblicazioni piùimportanti e influenti nel panorama internazionale del vino. Oltre a Robert Parker, sono i migliori giornalisti specializzati in vino che, sotto la sua guida, degustano regolarmente i vini prodotti dalle piùimportanti regioni viticole del mondo. Tra loro, Stephan Reinhardt èil critico responsabile soprattutto della Svizzera.
In occasione del recente incontro “Matter of taste” a Zurigo, ha presentato diversi Pinot Neri nell’ambito di una masterclass. Per lei è il vitigno svizzero più interessante?
Sì, tra l’altro perchési tratta del vitigno rosso piùimportante in Svizzera e, in più, la sua notorietàa livello internazionale ne fa un soggetto facilmente abbordabile. In tutte le regioni che visito per conto di Wine Advocate di Robert Parker, trovo del Pinot Nero. Del resto ritengo che questo vitigno produca i vini svizzeri piùfini e interessanti. E, come tedesco, ho familiaritàsoprattutto con i Pinot Neri della Svizzera orientale.
Cosa le passa per la testa, in maniera del tutto spontanea, quando pensa ai vini svizzeri?
Tre cose: Pinot Nero, Chasselas e i vitigni autoctoni, in particolare quelli del vallese.
Cosa la affascina maggiormente dei vini svizzeri?
La diversitàdei terroir e, sebbene sia un paese piccolo, non pretendo certo di poterli comprendere tutti. D’altro canto, mi auguro che i vini svizzeri esprimano questa unicitàdei loro terroir piuttosto che copiare degli stili, anche quando questi incontrano il successo sul piano internazionale. Èvinificando vini autentici che la Svizzera si collocherà tra i migliori produttori di vino al mondo.
Nel suo rapporto, pubblicato recentemente, ha attribuito alla viticoltrice vallesana Marie-Thérèse Chappaz non meno di 99 punti. Èun punteggio molto significativo per il vino svizzero. Come ha percepito Marie-Thérèse Chappaz e come parlerebbe del suo lavoro con un collega all’estero?
È una viticoltrice autentica, il cui lavoro inizia veramente nella vigna, dove si può passare un’intera giornata in sua compagnia. Si sente che lì affondano le sue radici e si sente lei. In vigna sembra meno imbarazzata di quando si tratta di degustare i suoi vini. I suoi vini non possono essere classificati come vini semplici o complessi poiché persino i vini più modesti sono profondamente impregnati della loro origine. È pur vero che non possiede vigne che producono vini semplici, poiché tutte sono situate su pendii scoscesi o disposte su terrazze. Il suo Fendant “il più modesto” si dimostra una rivelazione. Nella vigna, si fatica a stare al passo con Marie-Thérèse. La vera sfida è non lasciarsi seminare. Attraversa le sue vigne alla velocità di una Porsche e non ci si può esimere dal ripetere “what a crazy woman” (questa donna è azza) prima di affrettare il passo in modo tale da poterla seguire. Non parliamo di degustazioni, durante le quali l’autenticità dei suoi vini ci tocca dal primo all’ultimo. Sono tutti incredibilmente raffinati, trasparenti e vivaci; tutto vi coesiste in armonia: Marie-Thérèse, i suoi vigneti e i suoi vini. A mio avviso, lei è la Romanée Conti della Svizzera.
Come è arrivato al vino?
Il vino è venuto da me e non c’è stato niente da fare. All’epoca ero studente e avevo bisogno di soldi. Ho iniziato quindi a lavorare in un negozio di vini a Monaco. Il vino era là che mi aspettava, mi ha sedotto e non mi ha più lasciato.
Cosa la affascina nel vino?
Quello che mi affascina è che un bicchiere di vino può occuparmi a lungo perché ha molto da raccontare. Degustare e bere un buon vino può rivelarsi un’esperienza molto emozionante, quando questi si esprime. Ed è ciò che un buon vino fa senza farsi pregare. Racconta le proprie origini, il paesaggio nel quale è cresciuto il vitigno, il clima, l’annata, la sua vinificazione e rivela anche il suo viticoltore. All’occasione, provate a fare questo esercizio: annusatelo per una mezzora o anche per un’ora senza toccarlo, ma soprattutto senza berlo. Bisogna abituarsi, e questo richiede tempo, ma a un bel momento, il vino inizierà a parlare.
E se non succede niente…
Allora non siete obbligati a berlo. Se però dovesse rivelarsi, annotatevi le vostre impressioni e cercate di stabilire poi fino a dove siete riusciti ad avvicinarvi informandovi su quel vino. Talvolta, è incredibile come si arriva a descrivere con precisione un paesaggio dove non si è mai messo piede. La sensualità gioca un grande ruolo in una degustazione. Se i sensi non sono risvegliati, un vino non può affascinarci e, purtroppo, nemmeno deluderci.
Oggi, il vino ha ancora il potere di sorprenderla?
Un buon vino non fa che questo. Ogni volta.
Quale tipo di vino le piace?
Ogni bottiglia consumata rappresenta il mio tipo. Per dirlo in maniera astratta: il vino che vuole avere la mia approvazione deve essere vivo, fresco e leggero, elegante, complesso e raffinato. Mi inviterà con certezza a berne di più e mi piacerà ricordarmene.
A proposito della rivista "Wine Advocate"
La Wine Advocate di Robert Parker è stata pubblicata per la prima volta nel 1978 negli Stati Uniti. È una delle riviste più importanti più influenti sulla scena del vino internazionale.
Sotto l’egida di Robert Parker, un certo numero di grandi giornalisti e critici del vino degusta regolarmente i vini delle diverse regioni viticole del mondo. Stephan Reinhardt è responsabile per la Svizzera.
Dal dicembre 2014, Stephan Reinhardt ha pubblicato 7 articoli, a intervalli regolari, sui vini svizzeri. Nel corso degli anni, ha degustato e annotato più di 600 vini prodotti nelle sei regioni viticole della Svizzera.
Lo dice lui stesso: in occasione dei suoi viaggi, opera in totale indipendenza, una selezione che non è né completa, né esaustiva.
I critici rimproverano a Robert Parker e alla sua impresa di essere fabbricanti di re. Certamente, un vino segnalato da Robert Parker con più di 90 punti su 100, sarà venduto bene, ma soprattutto egli ha permesso ai vini svizzeri di esistere collettivamente sulla scena internazionale e questo non ha prezzo.